Edificata nel 6° secolo d.C. durante il vescovo Eufrasio, comprende l’atrio, il battistero, il palazzo vescovile, i mosaici e i resti di edifici sacrali risalenti al 3° e 4° sec. d.C. I mosaici che adornano le pareti interne e la facciata della chiesa rappresentano una preziosa eredita dell’arte bizantina, e grazie ai mosaici pavimentali ed alle epigrafi ancora visibili e possibile risalire ai diversi periodi di costruzione e di ristrutturazione.
Fu un segmento relativamente breve della lunga storia parentina a mutare definitivamente il destino di questa citta. Il piccolo centro della provincia, collocato ai margini del morente Impero Romano, nel VI sec. subi una prodigiosa metamorfosi. Nell'intento di riunire un impero ormai disgregato, l'imperatore Giustiniano ristabili un'effimera sembianza di unita e non soltanto territoriale e politica, poiché egli cerco di riportare anche l'arte al suo antico splendore. All'apice della riconquista giustiniana il vescovo parentino Eufrasius eresse, sul sito dell'antica basilica cittadina, la sua cattedrale inserendola in un insieme di edifici che formarono uno dei maggiori complessi architettonici di quell'epoca. Qui, sul lato settentrionale della penisola, dove alcuni secoli prima era sorsa Parentium, un modello di citta romana, il gusto, lo splendore e l'opulenza stilistica dell'Oriente entrarono a far parte del nuovo complesso, destinato a dare un'impronta caratteristica a quell'epoca. Il gusto del vescovo Eufrasio, avezzo alla sontuosita dell'Oriente, non poteva soddisfarsi in alcun modo del letargo provinciale che caratterizzava Parenzo, l'Istria e la maggior parte del corroso Impero Romano. Le grandi opere urbanistiche da egli intraprese non recepirono che in parte il preesistente sostrato antico e introdussero delle innovazioni architettoniche e, piu in generale, artistiche che sino ad allora l'Occidente non aveva mai conosciuto. Esse riguardarono tanto l'organizzazione dello spazio all'interno della basilica, in particolar modo dell'ala est, quanto la parte iconografica che il vescovo, grazie agli artisti di spicco giunti al suo seguito, fece nei mosaici parietali all'interno dell'edificio votivo. Il grande vescovo parentino subordino totalmente la chiesa a sé stesso: fece iscrivere le proprie iniziali in vari punti strategici, mentre nei mosaici dell'abside si fece raffigurare nello spazio dedicato esclusivamente ai santi e ai martiri, alla Madonna e al Cristo, palesando in modo inequivocabile la posizione in cui egli stesso si collocava. In tali gesti, autoritari prima ancora che narcisistici, si celano numerosi significati, riconducibili anche al rapporto del presule con il papa, che lo esecro e lo dichiaro apostata. L'epoca di Eufrasio, che tutt'oggi traspare in modo cosi chiaro e comprensibile dalla sua basilica e dal complesso a cui essa appartiene, strappo la piccola citta istriana di Parenzo da un'anonima, ancorché leggiadra, genericita conferendole una peculiarita unica. Giungendo a Parenzo alla meta del VI sec., Eufrasio trovo una citta con un lungo passato. Il suo strato visibile rispondeva appieno ai caratteri della tipica citta provinciale tardo antica, logorata dalle avversita del tempo o, piu propriamente, dalle orde dei Barbari che proprio in quell'epoca posero fine ad una ricca tradizione. Va detto, a onor del vero, che a Parenzo, nell'Istria e in altre regioni periferiche, la posizione marginale rese meno forte l'impatto delle invasioni barbariche, rispetto a come vennero avvertite nel cuore dell'Impero. L'agonia di Roma avvenne in quest'area con dei ritmi piu dilatati. Assumendo la guida della diocesi, Eufrasio si mise a capo di una comunita cristiana ben organizzata, che nel corso della sua lunga storia diede alla Chiesa alcuni santi e martiri, tra i quali San Eleuterio e San Mauro (Maurus). Figura eminente, quest'ultimo fu vittima a Parenzo delle grandi persecuzioni assieme a tutto il clero e a numerosi laici. Il periodo compreso tra le ultime persecuzioni dei cristiani, all'inizio del IV sec., e la meta del VI sec., fu l'epoca in cui Parenzo, con il vescovo Eufrasio, raggiunse l'apogeo del suo sviluppo, caratterizzata dal continuo consolidamento del potere ecclesiastico. Testimoni dello status della chiesa furono i numerosi edifici sacrali che sorsero in tutta l'Istria, tra i quali le basiliche parentine assunsero una particolare rilevanza. La seconda meta del V sec. fu segnata dalle orde dei Barbari, che attaccarono perfino Roma e altri punti strategici dell'Impero. Le impetuose trasformazioni portate dall'esterno da personaggi come Alarico, Attila re degli Unni e Odoacre, che - nel 476 - divenne re d'Italia (il cui posto verra preso nel da 493 Teodorico), non interessano l'Istria che marginalmente. Alla fine del V sec. la regione e parte dello stato ostrogoto; nel 539, con Giustiniano, essa entra a far parte dell'Impero Romano d'Oriente, ovvero di Bisanzio.
Quando il vescovo Eufrasio inizio a mettere in atto i suoi grandi interventi, non soltanto di natura costruttiva, non parti da nulla. Sul terreno su cui sorse la sua maestosa basilica e una serie di edifici annessi, esistevano gia altre costruzioni sacrali databili al IV sec., probabilmente agli anni immediatamente successivi al 313. Le prime comunita cristiane, sintantoché questa religione non fu ancora riconosciuta, adattarono anche qui qualche edificio preesistente per il culto. Il pavimento del primo oratorio, i cui resti furono rinvenuti nelle immediate adiacenze della stessa Eufrasiana, fu ricoperto da mosaici in cui figurano i motivi del viticcio, del meandro e delle figure di pesci dall'inequivocabile significato simbolico. Nella parte superiore del mosaico quadrato con il cantaro si trovano le iscrizioni con i nomi dei donatori, che commissionarono questo meraviglioso pavimento musivo, e le sue dimensioni espresse in piedi. Negli scavi nella navata settentrionale dell'Eufrasiana vennero alla luce numerosi esempi di mosaici analoghi recanti i nomi dei donatori e proprio grazie a questi mosaici e le iscrizioni conservatesi si possono interpretare con precisione le fasi della costruzione, le ristrutturazioni, le ricostruzioni: in altre parole, la dinamica dell'esistenza della comunita cristiana a Parenzo dell'epoca preeufrasiana. Dall'iscrizione di una lapide apprendiamo della traslazione delle spoglie del vescovo Mauro, santo e martire parentino, dal cimitero situato al di fuori della citta in luogo "dove egli fu vescovo". Tale luogo fu una nuova sala costruita a fianco del precedente oratorio e ad esso identica, che formo cosi una basilica gemella, detta basilicae geminae.
La nuova basilica di vaste dimensioni, costruita nel V sec., si inseri nelle preesistenti costruzioni sacrali. Si tratto di una sala a tre navate di pianta rettangolare regolare priva di abside, con un muretto semicircolare adibito a subsellia. La basilica, analogamente ad altre chiese istriane del V sec., sorse sotto l'influsso dell'architettura caratteristica della costa adriatica orientale e di quella del Vicino Oriente. I costruttori locali inserirono tali elementi nel loro patrimonio, retaggio dell'architettura paleocristiana e di quella romana profana. I muri vennero costruiti con pietre di cava sbozzate che richiesero spessi strati di intonaco e vennero rinforzati da lesene. Questo fu l'inventario elementare che Eufrasio trovo quando giunse nella sua nuova diocesi alla meta del VI sec. Nell'abside della sua basilica, al di sotto della scena centrale dominata dalla figura della Madonna con Cristo attorniata dalle figure del vescovo Eufrasio, dell'arcidiacono Claudio, del martire Mauro ed alcuni altri personaggi, si trova l'iscrizione latina con cui il vescovo spiega il motivo che lo spinse ad intraprendere questa opera imponente. Il testo tradotto recita: All'inizio questo fu un tempio vacillante e cadente in pericolo di crollo e non fu consolidato con forza sicura, angusto e non fu decorato con oro, mentre il tetto logoro resisteva per pura grazia. Quando premuroso e alla fede devoto sacerdote Eufrasio vide che la sua sede fu minacciata dal pericolo di crollo sotto il peso con sacro proposito prevenne il cedimento e per consolidare meglio l'edificio cadente lo smantello, costrui le fondamenta ed eresse il comignolo del tempio.Questo che tu testé vedi splendere in oro (egli) abbelli terminando l'opera iniziata e regalo grandi doni, evocando il nome di Cristo consacro la chiesa rallegrandosi dell'opera. Questa dichiarazione del vescovo non corrisponde del tutto alla realta, in quanto la basilica che Eufrasio trovo non fu affatto cadente e ornata con decorazioni modeste. Parte dei muri e le basi delle colonne furono riutilizzate nella costruzione della nuova chiesa e per quanto concerne i mosaici essi non mancavano nemmeno nella basilica del V sec. I motivi della riedificazione vanno ricercati innanzitutto nel gusto del nuovo periodo e nell'ambiente in cui Eufrasio visse prima di recarsi a Parenzo. L'esimio storico d'arte Milan Prelog, senza le cui ricerche e pubblicazioni la storia di Parenzo e del complesso eufrasiano sarebbe molto piu confusa e scarsa, ribadi che per poter comprendere l'opera intrapresa da Eufrasio e decisivo il fattore esterno, ovvero l'influsso esercitato da Bisanzio sulla tradizione locale. Proprio per questo, le innovazioni che vennero qui messe in atto, volte ad avvicinare due aree del Mediterraneo culturalmente lontane, pongono questo edificio, voluto dal grande vescovo parentino, in una posizione di spicco nella storia dell'arte. La costruzione della basilica e, innanzi tutto, l'organizzazione dello spazio interno, gli elementi scultorei e il piano iconografico realizzato tramite i mosaici posti sulle pareti, costituiscono degli elementi di estrema importanza nello sviluppo dell'arte occidentale e nel recepimento degli impulsi originati nella parte orientale del disunito Impero Romano. Uno di questi grandi elementi innovativi e anche la porzione orientale della basilica Eufrasiana, che termina con tre absidi: alla navata centrale corrisponde l'abside maggiore la cui parete esterna e poligonale, mentre le absidi delle due navate laterali vennero ottenute tramite due concavita semicircolari ricavate nella massa del muro che all'esterno appare diritta. Tale intervento fece si che una basilica a tre navate - la cui parete posteriore si conclude con tre absidi, vale a dire con tre centri visuali e di culto e con tre altari separati - venisse concepita per la prima volta in Occidente in modo tale da formare un'unica unita spaziale.
L'Eufrasiana rappresenta soltanto la parte centrale di un complesso piu ampio, costituito da altri edifici perlopiu coevi. L'episcopato, che conservo soltanto in parte il suo aspetto originale, e situato a nordest rispetto alla basilica ed e collegato con il suo nartece attraverso uno stretto corridoio. In origine si tratto di una costruzione ad un piano a semplice pianta quadrangolare e con un'unica grande abside. Nella rappresentativa sala centrale al primo piano, salutatorium o segretarium, davanti all'abside si trovava il tribelon, di cui si sono conservati solo dei frammenti: la colonna con il capitello e gli archi recanti resti di stucco e di decorazioni marmoree. In questa sala il vescovo riceveva il clero e i religiosi al di fuori della liturgia.
L'entrata nella basilica e costituita da un nartece, costruito sopra una via preesistente, mentre lo spazio antistante il nartece appartiene ad un armonioso atrio aperto a pianta quadrata. Di fronte all'entrata nella basilica e situato il battistero ottagonale, che risale all'epoca preufrasiana e riprende la tradizione dell'architettura tardo antica, mentre la struttura del muro e la costruzione lignea del tetto sono opera di costruttori locali. In prossimita dell'angolo nord orientale della basilica fu costruita la memoria, la cui pianta si distingue da quelle degli edifici nelle sue dirette adiacenze. Davanti all'entrata della cappella a pianta trilobata, in cui venivano custodite le reliquie, si trova un vestibolo ovale, mentre le tre absidi al suo esterno hanno forma poligonale. Nel XIX sec. l'intero edificio fu sottoposto ad un intervento di restauro. Nell'atrio, nel battistero e anche in una parte dei muri furono inglobate in buona parte delle porzioni di costruzioni che Eufrasio trovo all'inizio della sua impresa. Le ricostruzioni e tanto piu la nuova organizzazione dell'intero insieme depongono a favore di un concetto preciso che Eufrasio utilizzo per dare forma al suo grande complesso; proprio tale concetto esprime lo spirito dei tempi nuovi e l'audacia visionaria di Eufrasio. I segni visibili delle presenza di Eufrasio, ma anche dello spirito d'Oriente, si possono scorgere nella ricca decorazione dell'interno della basilica. Le navate sono separate da due serie di nove arcate che alla loro estremita occidentale e quella orientale si appoggiano ai pilastri addossati al muro. Le arcate sono formate da colonne di marmo grigio che si ergono sopra le basi abilmente scolpite, mentre la loro parte superiore termina con dei capitelli sovrastati da imposte con i medaglioni circolari recanti il monogramma inciso di Eufrasio. I capitelli stanno ad indicare in modo inequivocabile l'origine dei principi estetici del vescovo costruttore. Da essi traspare le raffinatezza dell'elevata arte bizantina sia che i capitelli corinzi compositi vengano variati in modo singolare, sia che le superfici della piramide mozza capovolta si aprano con ricche perforazioni che formano degli ornamenti simili all'intreccio o alla vegetazione stilizzata. All'inventario scultoreo dell'Eufrasiana va aggiunta anche una serie di plutei marmorei decorati con bassorilievi poco profondi raffiguranti i simboli (croci, monogrammi, uccelli, cervi, cantaro, corna stilizzate). Nelle arcate sul lato settentrionale si sono conservate le stuccature originariamente dipinte. A questo splendore visuale si debbono aggiungere anche le incrostazioni della porzione inferiore dell'abside dove il rivestimento di marmi policromi e di madreperla formano fantasiosi ornamenti. Nell'abside sono collocati sedili marmorei per i sacerdoti che ai lati vengono delimitati da lastre di marmo con i bassorilievi raffiguranti i delfini, mentre al centro del semicerchio si erge la cattedra episcopale.
Passando dallo spazio alle superfici dei muri dell'Eufrasiana, tra lo splendore dei mosaici, si scorgono altrettante opere d'arte tra cui anche un'innovazione iconografica introdotta per la prima volta in Occidente. A Parenzo, infatti, la posizione centrale nell'abside e occupata dalla Madonna, che sino a quel momento apparteneva esclusivamente a Cristo. La Madonna e raffigurata seduta sul trono con Gesu bambino sulle ginocchia che indossa vesti romane solenni e tiene la mano destra innalzata nel gesto della benedizione. Accanto alla Madonna si trovano due angeli, uno per parte, che guidano gruppi di persone che vengono a porgerle il saluto. Da sinistra ad essa si avvicinano tre martiri senza nome con delle ghirlande in mano e cinti da aureole; anch'essi, come gli angeli, indossano delle vesti romane solenni. Dall'altra parte, dietro gli angeli, incede San Mauro, raffigurato allo stesso modo dei tre martiri ma, a differenza di questi ultimi, con l’iscrizione del nome accanto all'aureola. Questo vescovo e santo parentino guida un gruppo particolarmente interessante, composto da tre persone vissute in quel periodo: il vescovo Eufrasio, che nelle mani tiene il modello della sua basilica, l'arcidiacono Claudio, fratello di Eufrasio. Tra i due un bimbo che, stando all’iscrizione, sarebbe stato il figlio dell'arcidiacono, chiamato anch'egli con il nome di Eufrasio. Era necessaria una notevole audacia perché il donatore e due suoi contemporanei, per di piu parenti, invadessero lo spazio riservato alle piu alte gerarchie celesti. Eufrasio evidentemente non fu un semplice mortale e sedizioso che oso sovvertire le rigide norme ecclesiastiche. Le facce e i gesti degli angeli e dei santi martiri del corteo che circondano la Madonna sul trono, nonostante le belle vesti romane, sono in un certo qual modo tipizzati, mentre i personaggi viventi di fronte ad essi, che si avvicinano al trono celeste, sono raffigurati senza le aureole e in modo individualizzato, come se davvero si trattasse di ritratti.
La Madonna, collocata nella parte superiore dell'abside, rappresenta il punto centrale della basilica Eufrasiana e nel suo grembo e seduto Gesu bambino. Questi due personaggi sono anche le figure centrali del cristianesimo. Esiste nell'iconografia cristiana un episodio in cui la Madonna e il Cristo, figlio suo e di Dio, si avvicinano maggiormente quasi a raggiungere una compenetrazione completa. Si tratta della scena dell'Annunciazione, il momento in cui Dio entra in un corpo umano, in quello di Maria. L'annunciazione nell'iconografia compare in base al Vangelo secondo Luca e viene integrata dal protovangelo apocrifo di Giacomo, dallo pseudovangelo apocrifo di Matteo, e piu tardi dai motivi presenti nella letteratura predicatoria e mistica. La scena dell'annunciazione compare molto presto nell'iconografia e puo essere trovata gia nel IV sec. nelle catacombe romane, per svilupparsi poi a partire dal V sec. in una tipologia presente in modo generalizzato con posizioni, gesti, espressioni ecc. che seguono delle norme ben definite. La Madonna viene raffigurata seduta sul trono, generalmente con la rocca e il filato nelle mani, mentre l'angelo cammina avvolto in splendenti vesti antiche. La raffigurazione della Madonna a Parenzo corrisponde perfettamente a questi canoni. Trattandosi tuttavia dell'anno 540, del periodo giustiniano e dello spirito bizantino, essa indossa vestiti di foggia bizantina e la sua testa e parzialmente coperta dal velo chiamato maforion. Tale velo ha un significato: esso simboleggia la verginita e proviene probabilmente dall'arte siriana. La Madonna e seduta sul trono, le cui colonne si fondono con quelle vere della basilica. Questa rappresentazione trae le sue origini dai commenti di S. Ambrosio, che parlando dell'Annunciazione nel Vangelo secondo Luca ribadi il nesso ovvero l'identificazione della Madonna con la Chiesa. Piu esattamente: come Maria, nell'atto dell'annunciazione, sia colma di Spirito Santo, allo stesso modo della Chiesa. L'Annunziata regge nella mano sinistra il filato purpureo poiché l'angelo l'ha colta al lavoro e questo fattore di sorpresa qui e rappresentato dal gesto della mano destra, che la Madonna avvicina alla propria testa leggermente chinata. La vistosa figura dell'angelo posto di semi profilo, la posizione che in quell'epoca fu una regola, saluta con la mano destra mentre nella sinistra tiene un lungo bastone da messaggero. Egli indossa delle splendenti vesti antiche, le cui pieghe seguono il rapido movimento del corpo, che viene rappresentato dai piedi divaricati, con il piede destro che poggia a terra soltanto con le dita. Nell'abside dell'Eufrasiana, di fronte all'Annunciazione, e raffigurata la scena della Visitazione. Due corpi femminili snelli, quello di Maria, avvolto nelle vesti purpuree, e quello di Elisabetta, in vesti gialle, mostrano evidenti segni di gravidanza. Dietro quest'ultima e raffigurata la facciata dell'edificio, alla cui porta si affaccia una figura di ragazza con la mano accostata alle labbra. Questo gesto, colmo di graziosa curiosita, conferisce ai due personaggi principali un'aria ancor piu dignitosa e solenne. Maria ed Elisabetta appartengono ad un'altra gerarchia di personaggi: esse sono le elette che portano nei loro grembi i grandi protagonisti che avrebbero mutato il destino del mondo e del tempo. Nella parte centrale dell'abside, tra queste due scene principali tratte dalla vita di Maria, in campi separati delimitati da finestre, sono collocate le figure di S. Zaccaria, di un angelo e di S. Giovanni Battista. Nella porzione inferiore dell'arco trionfale si trovano tredici medaglioni di forma circolare; in quello centrale e raffigurato il Cristo come Agnus Dei, mentre quelli laterali, sei per lato, recano le immagini delle sante con i loro nomi. Nella parte conclusiva del mosaico, sulla parete frontale dell'abside, e collocato un fregio composto da immagini degli apostoli, quasi identiche, con al centro il Cristo raffigurato come un giovane sovrano che, seduto sul globo, governa l'Universo. Gli apostoli invece, con ritmo monotono e in modo simmetrico, ad entrambi i lati, circondano la figura del sovrano divino. Essi tengono nelle mani, coperti dal manto, gli attributi mentre tra le aureole circolari compaiono le scritte con i loro nomi. Nelle zone superiori delle absidi laterali si sono conservati i frammenti del mosaico raffigurante delle scene quasi identiche: la grande immagine di Cristo emerge dalle nuvole stilizzate e cinge con l'alloro le teste di due martiri. I mosaici non coprirono solo l'interno della chiesa: li troviamo infatti anche al suo esterno sulla facciata sovrastante il nartece. Dalle parti conservate non e facile risalire all'aspetto originario, considerato che i mosaici nella parte superiore sono quasi completamente scomparsi, mentre in quella inferiore furono modificati durante il restauro effettuato nel XIX sec. I mosaici del frontone, andati distrutti, raffiguravano Cristo seduto sul globo sotto il quale scorrevano i quattro fiumi del paradiso mentre sul lato sinistro c'erano quattro apostoli. Nella parte inferiore, negli spazi laterali, sono rappresentati due apostoli e in quelli centrali, separati da una finestra, si trovano i sette candelieri apocalittici.
Nel XIII sec., la citta di Parenzo comincio a riprendersi dopo un lungo periodo di crisi e di stanchezza e cio lascio segno nella cattedrale. Sette secoli dopo Eufrasio, nella basilica da egli edificata, venne collocato un nuovo capolavoro. Nel 1277 fu costruito infatti un imponente ciborio marmoreo commissionato dal vescovo Ottone. Il suo alto baldacchino e sorretto da quattro sottili colonne che appartennero al ciborio precedente e anche il nuovo baldacchino e ricoperto da mosaici. Sul lato frontale riporta la stessa scena iconografica gia raffigurata sulla parete dell'abside - l'Annunciazione. I tempi diversi naturalmente, comportarono una serie di mutamenti. La collocazione delle figure di Maria e dell'Arcangelo Gabriele in spazi diversi, ossia nei segmenti triangolari sopra l'arco, impose sicuramente anche diversi processi di composizione. Sul lato sinistro si trova l'angelo con le mani sollevate in segno di saluto e il bastone da messaggero sulla spalla. Il suo passo adesso e piu vigoroso, come lo indicano anche le numerose pieghe della veste e le ali discostate. Lo spazio tra l'angelo e Maria, su entrambi i lati, e occupato da un albero curvato. Maria adesso sta in piedi davanti al trono dietro al quale, anche in questa raffigurazione, sono presenti degli edifici. La sua espressione, con il capo completamente chinato in segno di confusione, e accompagnata dal gesto della mano: il palmo interamente aperto e sollevato verso l'alto. I nuovi tempi cercarono di rappresentare i stati d'animo con molta piu retorica. Il vescovo Ottone, in qualche modo, riusci a ripercorrere il processo che molto prima di lui fu messo in atto dal suo predecessore: un processo di compenetrazione reciproca delle tracce culturali. Anche in quell'epoca, come nel IV sec., vennero ripresi degli elementi dei periodi precedenti e inseriti nelle nuove opere. Le colonne e i capitelli alto bizantini sorreggono la costruzione del nuovo baldacchino gotico ricoperto di mosaici che annunciano in modo chiaro come una tradizione sia terminata e le subentri un'altra, in cui le tracce di Bisanzio vanno sempre piu atrofizzandosi per scomparire del tutto in tempi piuttosto brevi. Nello stesso modo in cui Eufrasio introdusse alla meta del VI sec. lo spirito di Bisanzio e in tal modo per alcuni secoli a venire traccio per la citta un chiaro orientamento politico, culturale ed artistico, cosi dal ciborio di Ottone si desumono i segni dei tempi nuovi. I mosaici e gli archi acuti infatti, svelano la loro origine veneziana. Questi elementi, tuttavia, in un certo senso furono molto piu innovativi dei gusti che in quegli anni fecero da padroni a Venezia. Essi furono piu progrediti poiché da essi traspiravano anche delle referenze caratteristiche del rinnovamento paleologico della pittura di Costantinopoli.
In tal modo, nel presbiterio della cattedrale parentina l'Oriente e l'Occidente entrarono nuovamente in contatto, con la differenza che la presenza di Venezia fu piu incisiva. Venezia e Parenzo uscirono insieme dall'area dominante bizantina e si orientarono verso l'Occidente e cio si puo percepire in tutti i successivi interventi e integrazioni dell'inventario sia quello della cattedrale, sia quello urbano. Questo orientamento traspare anche negli affreschi quattrocenteschi alquanto naif, che ci sono pervenuti sotto forma di pochi frammenti, e nell'acquisto del polittico rinascimentale di Antonio Vivarini, ma anche in tutta una serie di altre opere create a Parenzo o qui importate permanentemente.
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